IL BATTISTERO DELLA 

CATTEDRALE DI TRIESTE 

FASE TARDO-ANTICA 

fonte originario, 

battistero con perimetro attuale, posizione del sacello ignota 

FASE CAROLINGIA

fonte più arretrato, se compatibile con l’abside rinvenuta;

sacello ipotetico, in base ai capitelli 

IL FONTE ESAGONALE 

 L’architettura attuale della cappella S. Giovanni sostanzialmente risale al 1380. Nel 1861 perdette la funzione battesimale, trasferita a un nuovo battistero nel settore sud-occidentale della cattedrale. Dopo che nel corso del XIX secolo era stata trasformata nella casa dei santesi (sacrestani), con muramento del portico antistante, nell’ambito dei restauri complessivi della basilica nel 1932 esso fu ripristinato assieme alla facciata originaria. Tra le macerie della parete posticcia furono scoperti alcuni frammenti decorativi antichi, utilizzate come materiale da costruzione della suddetta parete ottocentesca. Questi furono  successivamente conservati e fissati sulla facciata. 

I fregi appartengono alle due fasi del battistero antico, la tardo-antica e la carolingia. 

      FASE TARDOANTICA

- Presenta due parti di lastra, verosimilmente di uno o due plutei di una medesima struttura. In una si vede una testa di cervo, vagamente dello stesso modello del celebre frammento nella basilica di Monastero presso Aquileia (fine-inizio V-VI secchi.). L’esemplare di Trieste è più manierato e contratto, databile al VI secolo avanzato. L’altro frammento, presenta una semplice decorazione geometrica a rombi, con umboncini al centro delle figure. 

- Un altro frammento contiene una coppia di pavoni, il cui tipo di coda giustifica ancora un’ascendenza dalla produzione aquileiese e ancora denota un’esecuzione più tarda rispetto a quella. Inoltre la parte restante degli animali, soprattutto nelle teste, dimostra di essere stata rimaneggiata molto più recentemente, a causa della consunzione. 

   FASE CAROLINGIA

- Cornici con girali di vite stilizzati; simili a un tipo tardo-antico, come quelli reinterpretati  nell’ottica del revival classico in chiave longobarda, nell'arcone interno a S. Maria in Valle (Tempietto longobardo) a Cividale (metà dell’VIII sec.). Gli esempi a Trieste dimostrano un’età più tarda, alla prima metà del IX sec. 


 

- Il motivo a semimargherite dai petali aguzzi si ricollega a formule più propriamente longobarde, presenti nell'arco di finestra, ancora nel Tempietto longobardo, ma anche a configurazioni più esuberanti, come nell'urna di S. Anastasia a Sesto al Reghena (metà dell’VIII sec.).

- Nel battistero di Callisto a Cividale (seconda metà dell’VIII sec.) il pluteo di Sigualdo evidenzia una descrizione a fasce sbalzate di tipo longobardo; il pluteo di Paolino invece utilizza una conduzione più incisa e a intreccio, di tipo carolingio. Una sintesi si trova nel pluteo della cappella destra nella basilica aquileiese, con campi figurativi del modo antico e cornici del nuovo modo. 





















- Gli intrecci triestini a otto allungati e a circoli regolari a più capi appartengono oramai alla cultura carolingia: esempi dalla basilica aquileiese e dalla vicina Muggia Vecchia (IX sec. avanzato). 

- Il bordo del fonte battesimale carolingio è decorato da un intreccio a serpentina a due capi. In una delle sèi cornici viene integrato un segmento danneggiato con una decorazione simile ma non uguale,  un frammento esterno. Quest’ultimo motivo a sua volta integra una cornice danneggiata, con decoro originario a girali. 

- Il fregio a due fasce separate da un listello, con sopra cani correnti allineati, e sotto una matassa a circoli intrecciati con bottone al centro, trova riscontro nella cosiddetta pergula di  Giovanni Iunior a Grado (806-810), ma ancor meglio in un altro architrave, tributo da parte del sacerdote Leopardis a San Pelagio, patrono di Cittanova, ora nella cattedrale di Parenzo. 

   SOLUZIONI POSSIBILI PER CANCELLI PRESBITERIALI

- Il recinto originario gradese di IX secolo fu demolito, ricomponendo fantasiosamente i pezzi a costruire una cattedra in fondo all’abside. Infine nel 1942 questa fu eliminata, col successivo recupero degli elementi scolpiti, oggi conservati nel lapidarium del duomo.

- Il cancello del battistero di Pola (seconda metà dell’VIII secolo), benché ad arco anziché a trabeazione, essendo conservato nella sua composizione originaria offre una possibile soluzione anche per la recinzione presbiteriale nel battistero di Trieste: 

- cornici superiori a cani correnti e matasse intrecciate; 

- serpentine semplici, come sul bordo del fonte battesimale e usate in versione più tarda per integrare i girali vegetali; 

- semimargherite post-longobarde; 

- pilastrini sull'ingresso a otto allungati e a circoli intrecciati. 

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