L’introduzione di una navata trasversale (meglio definita in tedesco Querraum), che in pianta forma col corpo trasversale una croce latina, ha sempre a che fare col veicolamento della luce nel luogo ove la celebrazione liturgica ha il suo grado più intenso: il presbiterio. È il caso di S. Simpliciano a Milano, fine/inizio del IV secolo.

Il passaggio successivo è l’aggiunta di due absidi a fianco della centrale, didascalicamente illustrato nell’evoluzione del complesso basilicale di Sabiona (oggi in Alto Adige); in origine un impianto a «T», poi, tra VI e VII secolo divenuto triabsidato.

Nacque cosí un modello di discreto seguito. In ambito longobardo è il caso della prima chiesa S. Salvatore a Brescia (metà dell’VIII secolo). Nel 762 è la volta della chiesa abbaziale S. Maria in Sylvis a Sesto al Reghena, la cui datazione è fornita dal documento di dotazione e donazione, ma è confermata anche quanto alla fondazione dai capitelli ritrovati e ad essa pertinenti.

Il paradigma di chiesa dalle dimensioni ridotte, mononavata, a coro triabsidato sporgente, ha una sua attestazione in ambito benedettino e viene recepito verso la fine dell’VIII secolo dalla cultura carolingia, come ad Aniane, sede dello storico fondatore Benedetto nel territorio governato da Carlo Magno. In un altro caso, la chiesa abbaziale di Maursmünster, tra 815 e 820 un corridoio attorno al naos viene a determinare una struttura trinavata tramite l’abbattimento delle pareti e la sostituzione con colonnati.

Uno dei rari esempi di chiesa a «T» ancora osservabili è la chiesa S. Daniele a Pedeserva, vicina a Belluno, databile alla fine/inizio dell’VIII secolo; sostanzialmente integra, se si eccettuano rifacimenti non strutturali, come il rialzo del presbiterio e la voltatura a vela del medesimo.