Dgr3356a
item6a
DGU2704a
DGF

L'organo della chiesa S. Maria Maddalena a Basovizza (1868) è caratterizzato da un suono potente e corposo al tempo stesso, adatto all'accompagnamento e meno alle agilità del primo Barocco. Nel restauro del 1980 a opera della ditta Vincenzo Mascioni, oltre a consistenti interventi di ripristino, furono ricostruiti due registri dispari e la Vigesimasesta; ma la storia dello strumento fu sin dal principio condizionata da soluzioni di compromesso tra il progetto del Tonoli e la disponibilità finanziaria della committenza. A ciò si aggiungano i lavori di ampliamento eseguiti dalla Ditta Malvestio nel 1902, che videro aggiungersi il registro Viola da Gamba 8 p. e Flauto 4 p., che sicuramente non concorsero a mantenere l'identità dell'organo, già in origine non cristallina.

APPORTO DI GIOVANNI TONOLI

Nel XIX secolo si può certamente affermare che la produzione organaria in Italia conoscesse il culmine della propria crisi, che si trascinava in vero da quasi un secolo. La situazione era determinata dalla storia stessa della musica organistica, la quale in particolare dal Settecento richiedeva senza indugi la tipologia di organi barocchi d'Oltralpe, con moltiplicazione dei manuali e quindi dei relativi corpi dello strumento - oltre al positivo, il grand'organo e il recitativo, per non parlare delle caratteristiche della pedaliera. Dal momento in cui la letteratura organistica da J. S. Bach in poi toccava traguardi impensabili in precedenza, risultò fatale che gli strumenti un tempo adatti per il repertorio italiano del XVI-XVII secolo avrebbero continuato a sussistere condizionatamente a una produzione musicale dedicata e parallela a quella bachiana; viceversa l'utilizzo di uno strumento di grandi dimensioni limitatamente all'accompagnamento corale ne avrebbe reso anacronistica la persistenza.

Siccome al trapasso del XVIII secolo di italiano in musica esisteva solo il melodramma, assurto a genere leader internazionale grazie però a compositori non italiani o comunque risiedenti fuori dall'Italia, fu assai frustrante la pervicacia con cui gli organari continuarono a riproporre lo stesso modello di organi, con doverosi adeguamenti timbrici alle esigenze di una produzione che tuttavia era oramai assai larvata e, nel migliore dei casi ispirata alla musica operistica.

Paradossalmente il fenomeno si tradusse in una risorsa insperata per la prassi esecutiva della musica antica, poiché nonostante le frequenti alterazioni durante il periodo romantico e l'incuria derivata dalla riforma ceciliana è possibile per gli organisti contemporanei eseguire il repertorio antico su strumenti continuatori della tradizione antica. Per comprendere è come se gli atéliers di Stradivari o di Amati avessero continuato sino al XIX secolo a fornire strumenti ad arco sostanzialmente in linea con la tradizione antica.

Uno degli organari fedeli alla grande scuola italiana fu Giovanni Tonoli, il quale discendeva indirettamente ma con continuità dalla scuola dei Serassi di Bergamo, essendo allievo del francescano Damiano Damiani, che si era formato appunto alla bottega dei Serassi.

Giovanni Tonoli costruì due organi - non pervenuti - per la cattedrale di S. Giusto; da qui riutilizzò invece le canne dell'organo di risposta di Francesco Dacci per realizzare nel 1862 l'organo della chiesa Ss. Ermacora e Fortunato.

L'elegante cassa decorata da fregi neogotici racchiude uno strumento dalle spiccate timbriche coloristiche, secondo l'originale del Dacci, rinforzato da Tonoli nei registri gravi e in alcuni di ripieno. Provvidenzialmente evitata nel 1908 una devastante sostituzione della pedaliera a leggio con una moderna, l'organo fu restaurato dalla ditta Mascioni nel 1980, e si presenta integro nelle sue caratteristiche originarie di espressività incisiva alla veneziana, ancor di più se si considera che è stato eliminato il registro Contrabasso con Ottava, che Tonoli aveva disposto nella ristrutturazione.

L'organo nella chiesa SS. Trinità a Cattinara è databile al 1858; è un esemplare abbastanza inalterato nel corso del tempo, anche se nel 1970 i F.lli Valiček ne modificarono significativamente la meccanica e parte della fonica. È uno strumento indicato per il repertorio sacro post-barocco, come denota la concertazione dei registri, che sviluppa due principali, a 16 e 8 piedi e un Contrabasso a 16, senza aspirare a timbriche di chiarezza espressiva.

item4
vrnivk
vrniv3
INDICI