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I due più antichi strumenti a canne di Trieste sono del Settecento e appartengono a due diverse culture; uno si trova al santuario di S. Giuseppe della Chiusa, l'altro nella chiesa Beata Vergine del Rosario.

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L'organo di S. Giuseppe della Chiusa (Ricmanje) proviene dalla chiesa S. Maria Maggiore di Trieste (1807); si presenta con prospetto a mitria e decorazione nella parte vuota dell'apertura. La Ditta organaria Zanin di Codroipo intervenne nel 1971 a restaurare l'organo e a ripristinarne per quanto possibile lo stato originario, superando alcune difficoltà, non tanto derivanti dall'espunzione dei registri e altre componenti seriori, quanto dalle parti mancanti o danneggiate dagli eventi. Discutibile in ogni caso è la separazione della consolle originariamente unita a finestra alla struttura. Rispetto alla tradizione italiana mancano i registri cosiddetti spezzati, ovvero suddivisi lungo la tastiera nelle parti acuta e grave. L'assenza inoltre di registri ad ancia portano a ritenere lo strumento prodotto da un organaro di educazione tedesca, forse sloveno.

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DETTAGLI:

ORGANI STORICI

La scelta degli organi da fare apparire si allontana dalle direttrici maggiormente percorse, quelle dei grandi strumenti solitamente usati nei concerti; punta altresí a individuare esemplari di significato storico, rappresentanti le più illustri tradizioni organarie del passato, con particolare riguardo alla spesso ignorata scuola italiana.

Di grande pregio è l'organo di produzione veneziana, ora collocato nella cantoria della chiesa Beata Vergine del Rosario, ma proveniente dal monastero benedettino S. Cipriano.

Dopo il restauro della cassa e la revisione dello strumento nel 1999 lo strumento si presenta in tutto il suo fascino, a cominciare dalle due porte dipinte con San Giovanni Evangelista e San Gregorio Magno da un pittore di cultura veneta, per culminare col prospetto a tre fornici, di cui quella centrale a mitria, le laterali a mitria spezzata. La chiarezza argentina della sua voce si fonda su uno sviluppo del Principale sino alla Vigesimasesta, su una Cornetta in XVII, nonché su un etereo Flauto in VIII.

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