Treviri. Porta Nigra (180-200)
Roma. S. Maria Maggiore (432-440)
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Sabina
Torino. Porta Palatina (età augustea
Roma. S. Sabina (422-432)
Treviri. Grande aula (inizi IV
Treviri. Grande aula (inizi IV
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Nel complesso della sintassi architettonica tardo-antica sono alcuni caratteri più di altri a essere recepiti e sviluppati nella progettazione dei primi edifici cristiani. Prima ancora dell’impianto basilicale già ambivalente a livello lessicale tra la cultura profana e quella del culto emergente, si trasmette senz’altro l’articolazione delle murature in rapporto alle aperture, che in questo caso deriva da un ambito edilizio culturalmente assai più remoto dalla sfera classica. È in sostanza l’architettura militare, che a livello rappresentativo invia attraverso le severe porte cittadine inequivocabili messaggi dissuasivi a tutti i potenziali nemici, cosí come di timoroso rispetto ai bene intenzionati.

Gli esempi qui proposti – della Porta Palatina di Torino (Età augustea o flavia) e della Porta Nigra a Treviri (180-200) – recano i due fondamenti ritrovabili in alcune delle prime architetture sacre paleocristiane: la muratura possente e la sovrapposizione euritmica di alti ordini finestrati. Entrambi sono accolti già nelle architetture siriache tra V e VI secolo, probabilmente con finalità analoghe a quelle logistico-difensive romane, considerando l’instabile situazione politica nella Siria di quell’epoca.

In Occidente invece viene maggiormente recepito il modello basilicale, irrobustito e solennizzato alla maniera dell’edilizia fortificativa. È ancora a Treviri, sede imperiale con Costanzo (193-306), che la grande aula sviluppa in sé l'imponenza strutturale a ordini finestrati sovrapposti, incarnando il modello topico delle future basiliche cristiane ad aula. Ciò si riconosce ancora in S. Maria Maggiore a Roma (sotto papa Sisto III, 432-440), dove un impianto sí trinavato, ma palesemente gravitato nell'ampia sala centrale, delimitata da un fitto colonnato trabeato ai lati e da un alto soffitto piano di sopra, continua a riproporre i due temi fondamentali della monumentalità severa e della viva luminosità. Ulteriore evoluzione s'incontra nello stesso periodo sempre a Roma, in S. Sabina (422-432), con maggiore propensione al verticalismo modulare.

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